Tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio del nuovo millennio Bologna rappresenta e continua a rappresentare un incubatore di molteplici e pionieristiche esperienze musicali...
Più di ogni altra città italiana ha espanso i confini della sperimentazione sonora negli ambiti più diversi, dall’analogico al digitale, dal primo rock'n'roll, fino alla nuova musica elettronica.
Una storia che non ha tempo, in una dimensione costantemente proiettata nel futuro, in un continuo viaggio verso l’innovazione...
La dura vita dei primi punk bolognesi |
Ma come arrivò il punk a Bologna, città del Movimento? Erano gli anni del marzo, del convegno sulla repressione, della Bologna Rock, e i punk non avevano un vero posto dove trovarsi. «Con alcuni ci vedevamo davanti al Disco d’oro, dove arrivavano tutti i dischi perché i proprietari andavano a Londra, compravano i dischi usati e li rivendevano come nuovi – dice la Carroli – Come locale c’era il Punkreas, frequentato da freakettoni, rockers e primi punk: uno scantinato aperto da un’area del movimento ma durato solo 6 mesi per le lamentele dei vicini. Ma non ci andava bene niente: eravamo punk! Lì c’era gente con barbe e capelli lunghi, gruppi pop e i vari “cioè”, “com'è creativo...”». Decisamente un ambiente lontano dal punk. Ma quando la Carroli e altri organizzano al cinema Alemanni di via Mazzini 65 delle domeniche con concerti punk ci sono molti problemi: «avevamo pensato a quattro concerti, ma ne abbiamo fatti solo due, perché si entrava in Quaresima, ed era un cinema parrocchiale… Ma soprattutto c’era poco pubblico». I punk dovevano ancora trovarsi. Poi arrivano i Clash in piazza Maggiore. È il 1980, è il gran finale della rassegna “Ritmicittà”, l’immagine dellavolantino-RAF nuova politica giovanile del Comune, «e noi – dice la Carroli – facciamo volantinaggio (il volantino è riprodotto nel volume, ndr) durante il concerto. Lo contestiamo perché è una forma di recupero, perché i Clash sono rockstar e non sono più punk, e perché con quel concerto ci vogliono dire “state tutti buoni”. E soprattutto perché i problemi restavano sul tavolo: dopo una bella serata di musica il Comune non poteva pensare che la questione punk era chiusa lì: noi c’eravamo 365 giorni l’anno. Questo era il senso del volantino: punk, incontriamoci!» E poi si incontreranno, avranno spazi per suonare e promuovere, produrre e vendere dischi... ma questa è un’altra storia. |
Alberto Sebastiani |
09/01/2014 |
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Bologna suona: diario semi-serio su una citta' musicale che ho sempre amato |
Un po' di storia e tanti ricordi Innanzitutto non è mai stato strano che la citta', oltre a dare i natali a mille band, accogliesse con regolarita' eventi dal vivo di una certa levatura (quasi banale menzionare i soliti Clash in piazza Maggiore, o Patti Smith). Quindi la predisposizione ad accettare proposte musicali altre rispetto alla cosiddetta musica leggera italiana e' un dato incontrovertibile. Nei primi Ottanta e' tutto un pullulare di realta' che nascono all’ombra del mito del rock anglosassone (Skiantos in primis) o dalle sue diramazioni più oblique (Italian Records e i Confusional Quartet, tra l’altro appena tornati in pista dopo lunga inattività). Nei Novanta nascono le prime esperienze nei centri sociali autogestiti, che si fanno sempre più vivaci, tanto da alimentare una proposta ludico-culturale sempre più eterogenea e vicina all’Europa. Nascono realta' come il Livello 57, con le posse a farla da padrone, o il Link, che vivra' anch’esso la sua affermazione definitiva in quegli anni insieme a Estragon e Covo Club. Fino ad arrivare ai giorni nostri, con a fianco di questi due il Locomotiv [4]… ma elencarli tutti e' lungo e diventa pure pernicioso. |
Maurizio Inchingoli |
21/01/2013 |
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Ammentos e memorias |
Io trasmettevo in una radio "libera" di sassari, Radio Sasari Centrale, e ci rispecchiavamo molto in radio ALICE. Ricordo, come se fosse oggi, che il giorno in cui chiusero Radio Alice, riuscimmo a trasmettere il tutto in diretta a Sassari. Non ditemi come e e perche'. Ci siamo riusciti e questo ci riempi' d'orgoglio, perche' nel nostro piccolo capimmo di essere stati testimoni di una pagina che, oggi, possiamo definire storica, Ciao Tonino |
Tonino Sanna |
21/09/2012 |
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