Biografia
Non sono soltanto un’interprete, ma non mi definirei nemmeno una cantautrice, sto un po’ in mezzo”, afferma Ginevra di Marco con un amabile accento toscano, “essere cantautrice significa comporsi anche la musica, oltre ai testi e le parti melodiche. Io invece ho bisogno dei miei collaboratori e musicisti, soprattutto di Francesco
Magnelli, con il quale scrivo le canzoni. Lo scheletro armonico delle canzoni viene sempre da lui, poi cerchiamo di arrangiarle insieme. In genere io mi occupo delle parti melodiche, della voce e dei testi”. Ginevra ha esordito come - splendida - voce dei CSI prima (dal 1993) e dei PGR poi, assumendo un ruolo sempre piu' rilevante nei due gruppi guidati dal carismatico Giovanni Lindo Ferretti. Parallelamente ha intrapreso la strada solista, pubblicando nel 1999 "Trama Tenue" , album che le fa vincere i prestigiosi Premio Ciampi e Premio Tenco come miglior artista esordiente. Sono seguiti il disco dal vivo Concerto n. 1 – Smodato Temperante (Il Manifesto, 2002) e, all’inizio del 2005, il suo secondo album in studio, Disincanto (On the Road/ Venus). La di Marco spiega cosi' la scelta del titolo del nuovo disco: “Negli ultimi tempi sono successe delle cose nella mia vita, degli abbandoni, delle situazioni che sono finite a livello umano e lavorativo. Tutto cio' mi ha fatto sbattere la faccia a terra. Con occhi un po’ disillusi e meno sognatori di prima ho guardato la mia vita, cio' che avevo intorno a me, e certi valori in cui ho sempre creduto. Avevo quest’esigenza di sfogarmi e di guarire da certi dolori ed e' stato un fiume in piena". Ginevra si riferisce anche all’abbandono dei PGR da parte sua e di Magnelli. "E' stato come un amore che e' finito, perche' non abbiamo saputo
valorizzarlo”, racconta l’artista, “e' stato un gran peccato e un gran dolore per tutti, per chi e' rimasto e per noi che abbiamo abbandonato una cosa che abbiamo amato moltissimo. Pero' era una storia che si era ammalata, e stavamo rischiando di farci del male”.
"Disincanto" e' una collezione di brani i cui testi sono tutti legati ad una condizione di dolore. "Hannore' ad esempio e' la descrizione piu' fisica e piu' palpabile del dolore, una fotografia del dolore di una donna. Hannore' e' un personaggio assolutamente inventato, una figura femminile un po’ come Lilith nel mio primo disco. Mi piace descrivere le figure femminili”. J e' invece il pezzo che Ginevra ha scritto per il figlio di tre anni,
Jacopo: “L’ho scritto pensando alla durezza della vita ma anche alle sue meraviglie. E' un po’ quello che io ho imparato e che volevo dirgli con cuore di mamma”. Ascoltando i dischi di Ginevra, e' percepibile chiaramente l’influenza della musica popolare italiana: “In questi anni mi sono imbattuta nella nostra musica tradizionale, alla quale mi sento molto vicina, anche materialmente, per i valori che porta. Perche' io non faccio una vita da
‘cantantessa’, come dice qualcuna. Sono una che ama la famiglia, amo stare in campagna, amo la mia vita. La prossima cosa che mi piacerebbe fare e' proprio un disco di canti tradizionali”.